domenica 10 marzo 2013

Il Museo Revoltella

Il Museo Revoltella è una galleria di arte moderna triestina fondata nel 1872 dal barone Pasquale Revoltella. Il barone, in seguito, lasciò alla città la sua casa (sita in piazza Venezia, allora piazza Giuseppina) e tutte le opere, gli arredamenti ed i libri che essa conteneva.



Il palazzo principale è stato costruito nel 1858 su progetto dell'accademico berlinese Friedrich Hitzig. Per ampliare la collezione originale, nel 1907 il Comune acquistò il Palazzo Brunner, situato nei paraggi. Tale edificio fu utilizzato completamente solo a partire dal 1963, in seguito alla ristrutturazione di Carlo Scarpa. In quell'anno, al Palazzo Brunner fu affiancato anche il Palazzo Basevi, la cui messa in opera completa è avvenuta nel 1991, in seguito ai lavori di Franco Vattolo e Giampaolo Bartoli. Il museo oggi è composto dai tre palazzi, con ingresso principale da via Diaz, per un'area espositiva di 4.000 metri quadrati.



Oltre alle opere del barone, il Comune acquisì numerose altre opere, pagate con le donazioni che lo stesso Revoltella aveva fatto alla città. Le opere esposte oggi sono circa 350 tra dipinti e sculture. Il Palazzo Brunner ospita le opere di autori italiani della seconda metà dell'Ottocento (terzo piano), le opere acquisite nei primi decenni del Novecento (quarto piano), le opere di artisti del Friuli-Venezia Giulia (quinto piano) e nazionali (sesto) della seconda metà del Novecento.



Le opere esposte sono, tra gli altri, di artisti come Giovanni Fattori, Domenico Induno, Giuseppe De Nittis, Ignacio Zuloaga, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Manlio Rho, Mario Deluigi, Arnaldo Pomodoro, Giacomo Manzù, Francesco Hayez.



Pasquale Revoltella (Venezia, 1795 – Trieste, 8 settembre 1869) è stato un imprenditore ed economista italiano. Nacque a Venezia da una famiglia di commercianti di carni che nel 1797 si trasferisce a Trieste dopo la caduta della Repubblica. Nel 1835 fondò una ditta per le importazione di legnami e granaglie che si affermò rapidamente, raggiungendo in breve tempo una certa disponibilità finanziaria che gli consentì di acquisire diverse partecipazione in molte società triestine.



Fu uno dei primi azionisti delle Assicurazioni Generali e consigliere d'amministrazione del Lloyd Austriaco. Lavorando in quest'azienda diventò amico del barone Carlo Ludovico von Bruck, uno dei fondatori e presidente della società di navigazione e futuro ministro del Commercio e delle Finanze austriache. Forte fu il suo impegno per l'apertura del canale di Suez, ritenuto determinante per lo sviluppo economico di Trieste, strettamente legato ai traffici marittimi. Per il contributo determinante Revoltella venne nominato vicepresidente della Compagnia universale del Canale di Suez.



Nel 1860 fu incriminato e imprigionato dalle autorità austriache in seguito alle accuse di illeciti riguardanti le forniture date all’esercito durante la guerra con l’Italia nel 1859. Scagionato dopo breve tempo, perse uno dei suoi massimi sostenitori, il ministro Carlo Ludovico von Bruck, implicato nella vicenda, che si uccise.

Museo Revoltella

Nel 1867 l'imperatore Francesco Giuseppe gli conferì il titolo di barone riabilitandolo completamente. Morì, dopo una lunga malattia, l'8 settembre 1869 lasciando le ricchezze accumulate nella sua vita alla città di Trieste, tra cui la sua casa di città (sita in piazza Venezia, allora piazza Giuseppina), la villa di campagna a disposizione estiva del primo cittadino di Trieste, oggi conosciuta come Villa Revoltella e tutte le opere, gli arredamenti ed i libri che essa conteneva, che dal 1872 ospita il museo che porta il suo nome.

Museo Revoltella Museo Revoltella Museo Revoltella

Grazie alla disponibilità finanziaria lasciata dal fondatore per il mantenimento e lo sviluppo dell'istituzione, ma anche per svolgere una funzione educativa nei confronti dei giovani artisti e degli artigiani, in pochi decenni il Museo Revoltella si arricchì di un cospicuo numero di opere d'arte di notevole valore (spesso acquistate alle prime Esposizioni internazionali, tra cui la Biennale di Venezia) che resero necessario l'ampliamento della sede.

Museo Revoltella

I primi due direttori furono il pittore Augusto Tominz (dal 1872 al 1883) e il figlio di questi Alfredo (dal 1883 al 1926). Nel 1907 fu acquistato dal Comune il vicino palazzo Brunner che, però, fu utilizzato solo a partire dagli anni Trenta con la direzione di Edgardo Sambo (1929-1956).

Museo Revoltella

Appena nel 1963, con l'affidamento del progetto di ristrutturazione a Carlo Scarpa, fu messo totalmente a disposizione del museo assieme ad un edificio attiguo, il palazzo Basevi. Dal 1960 era direttore Giulio Montenero, che ricoprì questa carica fino al 1989. L'ampliamento del museo, che avrebbe dovuto concludersi nel 1968 per festeggiare i 50 anni dell'unione di Trieste all'Italia, incontrò invece molte difficoltà e interruzioni e terminò solo nel 1991, dopo che a Scarpa erano subentrati, in un primo momento, l'architetto Franco Vattolo e, alla fine degli anni Ottanta, l'architetto Giampaolo Bartoli. Da allora il museo occupa tre palazzi che formano un intero isolato, delimitato da piazza Venezia e dalle vie Diaz, Cadorna e San Giorgio.

Museo Revoltella

Dal 1992 il Museo Revoltella, con la direzione di Maria Masau Dan, è stato definitivamente riaperto con un percorso che si sviluppa in tutto lo spazio ora disponibile (circa 4000 mq di esposizione con 350 opere di pittura e scultura distribuite in sei piani) e ha recuperato anche la dimora del fondatore con i suoi arredi e le sue collezioni rimosse nel tempo per fare posto ai nuovi acquisti.

Geltrude, Antonio Mancini, 1910, pittura, olio su tela (Museo Revoltella) Dopo la prima Comunione, Karl Frithjof Smith, 1892, pittura, olio su tela (Museo Revoltella) Museo Revoltella

Una rappresentativa selezione delle numerosissime opere acquisite dal 1872 in poi occupa, invece, gli spazi completamente rinnovati di palazzo Brunner, articolata in quattro piani secondo la seguente sistemazione: al terzo piano gli autori italiani del secondo Ottocento (Fattori, Induno, Palizzi, Morelli), al quarto piano gli acquisti effettuati - tra la fine dell'Ottocento e la prima guerra mondiale - alle Esposizioni internazionali (De Nittis, Nono, Ciardi, Trentacoste, Canonica, Bistolfi, Carena, von Stuck, Zuloaga), al quinto piano gli artisti del primo Novecento a Trieste e in Italia (Marussig, Bolaffio, Timmel, Dudovich, Casorati, Sironi, Carrà, de Chirico, Martini) e,in una galleria più piccola, gli artisti del Friuli-Venezia Giulia degli ultimi cinquant'anni (Zigaina, Afro, Dino e Mirko Basaldella, Spacal, Perizi) mentre i protagonisti del panorama nazionale del secondo Novecento trovano posto nella grande sala del sesto piano che si apre alla vista della città e del mare.

Fonte dei testi: Wikipedia e www.museorevoltella.it


sabato 9 febbraio 2013

La Roche-aux-fées

La Roche-aux-fées, Essé (Ille-et-Vilaine)

La Roche-aux-fées è un monumento megalitico che si può osservare nel territorio del comune di Essé (Ille-et-Vilaine). Si tratta di una sala coperta della lunghezza di 19,5 metri.

La Roche-aux-fées, Essé (Ille-et-Vilaine)

Il suo nome deriva da una leggenda che sostiene che le pietre che costituiscono il dolmen siano state collocate da alcune fate nella loro posizione attuale.

La Roche-aux-fées, Essé (Ille-et-Vilaine)

Un'altra credenza popolare vuole che i giovani sposi debbano fare un giro attorno al dolmen, uno da un lato e uno dall'altro, contando il numero delle pietre, e se entrambi ne contano lo stesso numero la loro unione sarà duratura.

La Roche-aux-fées, Essé (Ille-et-Vilaine)

(fonte dei testi: wikipedia)


Il Forte di Guesclin

Fort du Guesclin

Il Fort du Guesclin è costruito su un'isolotto, l’île du Guesclin, accessibile con la bassa marea a Saint-Coulomb in Ille-et-Vilaine (Bretagna), tra Saint-Malo e di Cancale. Il primo edificio fu costruito nel 1026 da un conestabile du Guesclin, un imponente castello fiancheggiato da tre torri e un sotterraneo, custodito da due cerchi di cinta con una profonda cisterna 33 metri. Nel 1207, Giovanni Senza Terra, re d'Inghilterra, fece occupare il forte fino a quando Juhel III de Mayenne riuscì a cacciare gli Inglesi dopo sanguinosi combattimenti. I du Guesclin, trovando il sito troppo esposto, lasciarono il forte al 1259 e si stabilirono non lontano nelle terre di Plessis-Bertrand, che erano state edificate dal bis-bisnonno di Bertrand du Guesclin.

Fort du Guesclin

Il forte venne smantellato quando fu acquistato nel 1500 da Guillaume de Chateaubriand e nel 1589  rivenduto alla Maison de Rieux. Infine, nel 1757-1759 il vecchio edificio fu raso al suolo e Vauban vi fece costruire un forte con caserme tra cui una polveriere e piattaforme per proteggere la costa dagli Inglesi. Dopo aver perso il suo scopo militare nel 1826, il forte è stato venduto a un'asta privata, poi trasformato in una casa di vacanza da parte degli abitanti civili che sovrapposero due corpi della casa guarnigione che formano l'edificio esistente.

Fort du Guesclin

Nel 1942, durante la creazione del Vallo Atlantico, il sito venne occupato dall'esercito tedesco vi installò una postazione atiaerea. Dopo lo sbarco nel 1944, il forte tornò d'uso civile, prima in possesso del sindaco di Saint-Servan che poi lo vendette nel 1959 al cantante Léo Ferré che vi abitò fino al 1968, componendovi molte canzoni.Abbandonato a causa di una difficile divisione dei beni, il forte è stato acquistato nel 1996 dagli eredi di Léo Ferré da parte della famiglia Porcher, che restaurò l'edificio e mantiene tuttora questa residenza d'eccezione.

(fonte dei testi: wikipedia)


giovedì 7 febbraio 2013

Il borgo di Hérisson

Hérisson è un comune francese di 685 abitanti situato nel dipartimento dell'Allier della regione dell'Alvernia.

Hérisson

Il piccolo centro medievale di Hérisson, antica piazzaforte dei Borbone acciambellata sulle sponde di un meandro del fiume Aumance, forma un complesso architettonico particolarmente armonioso, con il castello feudale abbarbicato su uno sperone roccioso, le sue antiche dimore e le rive verdeggianti.

Hérisson

Gli amanti dei luoghi pittoreschi e delle passeggiate non potranno che gioire alla vista delle sue porte fortificate, delle abitazioni risalenti ai secoli XV, XVI e XVII, del campanile del Santo Salvatore, delle rovine del castello del periodo fra il XIII e il XIV secolo, o, ancora, degli argini tranquilli dell'Aumance.

Hérisson

Nel mese di luglio, il villaggio di Hérisson ospita il Festival delle Arti Miste, un programma eclettico che mescola teatro, musica, fotografia, arte circense, marionette e pittura.

Hérisson

Il dipartimento dell'Allier è stato creato dopo la Rivoluzione francese, il 4 marzo del 1790, in applicazione della legge del 22 dicembre del 1789, a partire dal territorio della provincia di Bourbonnais. Il territorio del dipartimento era già abitato circa 33.000 anni fa, dagli ultimi neandertaliani, come provano i ritrovamenti nella grotta delle Fate, presso Châtelperron, scoperta nel 1867. Più tardi fu abitato dalle popolazioni celtiche degli Edui, degli Alverni e dei Biturigi. Dopo la conquista cesariana della Gallia vi furono stanziati anche i Boi, con la fondazione di Gergovia Boiorum nella regione tra il fiume Allier e la Loira. La regione venne suddivisa tra le province dell'Aquitania e della Lugdunense. Tre sono i principali centri romani, tutti stazioni termali: Néris-les-Bains (Neria), Bourbon-l'Archambault (Borvo) et Vichy (Aquae Calidae). Durante l'età imperiale vi ebbero luogo le insurrezioni di Marico sotto Vitellio e dei Bagaudi nel III secolo.

Hérisson

Con le invasioni barbare fu occupata dai Visigoti e poi dai Franchi, a partire dal 759, sotto Pipino il Breve. Il territorio era in quest'epoca suddiviso tra le contee di Bourges, di Alvernia e di Autun. Nel 913 Carlo il Semplice concesse alcuni feudi sulle rive del fiume Allier ad Aimaro o Ademaro, capostipite dei signori di Borbone. Le terre di Souvigny furono cedute dai signori di Borbone ai monaci dell'abbazia di Cluny che vi fondarono un priorato presto divenuto centro di pellegrinaggi. Nel territorio sorsero in quest'epoca anche numerose chiese romaniche che risentono dell'influenza delle regioni vicine.

Hérisson

Verso la fine del XII secolo la linea maschile della famiglia si estinsee e i possedimenti passarono per via femminile a Guy de Dampierre, signore de Saint-Dizier, in Champagne. Il figlio di costui, Arcimboldo VIII fu fedele amico del re Luigi VIII, mentre il nipote, Arcimboldo IX seguì Luigi IX alla prima crociata. Anche questa linea maschile si estinse e i possedimenti passarono per linea femminile a Roberto, conte de Clermont e figlio del re di Francia Luigi IX, capostipite della casata che sarebbe salita in seguito sul trono.

Hérisson

Nel 1327, sotto Carlo IV il feudo divenne un ducato. Si susseguirono come duchi di Borbone Luigi I, Pietro I (sposo della sorella del re, Isabella di Valois), Luigi II il Grande o il Buono, Giovanni I, Carlo I (sposo di Giovanna, figlia del re Carlo VII), Giovanni II, connestabile, e poi i fratelli Carlo II, arcivescovo di Lione e quindi Pietro II (sposo della reggente Anna di Beaujeu). Essendosi estinta la linea maschile il ducato passò quindi a Carlo di Montpensier, pronipote di Giovanni I, che sposò la figlia dell'ultimo duca e pprese il nome di Carlo III. Conosciuto come "il Connestabile di Borbone", dopo la morte della prima moglie, e venuto a contrasto con il re Francesco I, passò dalla parte di Carlo V. I suoi possedimenti gli vennero quindi confiscati nel 1523 entrando a far parte delle terre della corona.

Hérisson

In quest'epoca il territorio fu di grande importanza strategica per il regno di Francia di fronte all'Aquitania in possesso degli inglesi e al ducato di Borgogna, con una situazione che si protrasse fino al 1591. Questa funzione difensiva portò alla costruzione di numerosi castelli e dimore fortificate. Nel 1661 il ducato di Borbone entrò a far parte dei possedimenti della casata di Condé, che lo tenne fino alla Rivoluzione francese. Il territorio era diviso tra i tre arcivescovati di Bourges, di Autun e di Clermont. Solo nel 1788 Moulins divenne sede arcivescovile (concretamente solo nel 1817, dopo la Rivoluzione francese). Nel XIX secolo si sviluppò il turismo termale. Vichy ospitò anche Napoleone III e di conseguenza conobbe grande sviluppo come località alla moda. Contemporaneamente la parte occidentale del dipartimento, nel bacino di Montluçon, visse un forte sviluppo industriale, che vide raddoppiare la popolazione. Il canale di Berry offrì una via di comunicazione a servizio dell'area industriale. Nel 1920 si insediò qui la fabbrica di pneumatici Dunlop. Con l'armistizio di Rethondes del 1940 la linea di confine tra zona libera (nella metà meridionale della Francia) e zona occupata dai tedeschi passò nel dipartimento, dividendo a metà la città di Moulins. Il governo del maresciallo Pétain si insediò nella città di Vichy, che divenne allora sottoprefettura.

(fonte dei testi: Wikipedia)


domenica 3 febbraio 2013

L'Arazzo dell'Apocalisse

L'arazzo dell'Apocalisse è un ciclo di arazzi realizzato alla fine del XIV secolo che si ispira all'apocalisse di San Giovanni (Libro della Rivelazione), esposto ad Angers in Francia. È uno dei più importanti cicli di arazzi del medioevo.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Fu commissionato, tra il 1373 e il 1377 per il duca Luigi I d'Angiò, al mercante Nicolas Bataille che lo fece tessere nel suo laboratorio di Parigi all'arazziere Robert Poisson. Il ciclo di cartoni fu preparato dal pittore Hennequin de Bruges (conosciuto come Jean de Bruges), pittore di corte del re Carlo V di Francia di Francia.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Fu donato da Renato d'Angiò alla cattedrale di Saint-Maurice d'Angers nel XV secolo.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Durante la Rivoluzione Francese l'arazzo fu fatto a pezzi per realizzare coperte e stuoini.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Alla fine del XVIII secolo gli arazzi subirono gravi danni e furono restaurati tra il 1843 e il 1870 grazie all'intervento del canonico Joubert.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Oggi sono esposti nel castello di Angers in una sala le cui dimensioni permettono di ammirare l'opera nella sua interezza.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Il materiale utilizzato, sia per la trama che per l'ordito, è la lana, tinta con colori vegetali. Tra i colori, ancor oggi brillanti, spiccano i gialli ottenuti con la reseda (reseda luteola), gli sfondi rossi, ottenuti con la robbia (rubia tinctorum) e quelli blu ottenuti con il guado (isathis tinctoria)

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Composto inizialmente di sette pezzi, ne sono giunti a noi solamente sei.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Misura complessivamente 103 m di lunghezza per 4,5 m di altezza.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

All'inizio di ogni pannello un personaggio a tutta altezza, seduto in un baldacchino, introduce alla lettura allegorica delle visioni di San Giovanni, la narrazione è divisa in due fasce sovrapposte, suddivise in sette riquadri ognuna, che hanno il fondo alternativamente blu o rosso.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Oltre che una rappresentazione dell'apocalisse gli arazzi contengono una preziosa quantità di informazioni sulla vita e i costumi del XIV secolo.

The Apocalypse Tapestry (Château d'Angers)

Fonte dei testi: Wikipedia