lunedì 19 marzo 2012

La Chiesa di S. Apollinare Nuovo a Piedicastello

Chiesa di S. Apollinare Nuovo #6

La chiesa di Sant’Apollinare si trova nell’antico sobborgo di Trento denominato Piedicastello ubicato sulla destra del fiume Adige ai piedi del Doss Trento, quest’ultimo identificato anche con il toponimo “Verruca”. Questa zona ha accolto il primo stanziamento umano stabile della città, composto da popolazioni di origine retica e gallica: lo dimostrano i ritrovamenti archeologici che attestano la presenza di antiche culture umane. La conquista romana cambiò però la situazione: i Romani fondarono infatti la città sulla riva sinistra del fiume da lui protetta e attraversata dalla via Claudia Augusta Padana. La popolazione locale, sentendosi più sicura, abbandonò il Verruca che aveva perso importanza strategica per stabilirsi entro la cinta muraria romana. Al tempo delle invasioni barbariche il Verruca accolse nuovamente la popolazione di Trento che tornò a rifugiarvisi abbandonando la città e trasferendo nei pressi del dosso anche le spoglie di san Vigilio conservate nella basilica cittadina. Fu molto probabilmente in questo periodo che si rese necessaria la costruzione di un luogo dove esplicare le pratiche di culto; la titolazione a Sant’Apollinare, primo vescovo di Ravenna, sembra essere infatti appropriata per una chiesa costruita nel corso del VI secolo.

Chiesa di S. Apollinare Nuovo #3

Tornando alle vicende del borgo di Piedicastello nel corso dei secoli, si può notare che le sue condizioni durante il secolo XVI andarono sempre più deteriorandosi fino a trasformarsi in luogo in cui venivano confinati tutti i poveri e i vagabondi della città e più tardi ancora, nel secolo XVII, venne persino ridotto a lazzaretto per gli appestati. Nel 1703, in seguito alla guerra scoppiata tra l’Impero austriaco e la Francia, Trento venne assediata e bombardata dall’esercito francese e la zona di Piedicastello venne completamente rasa al suolo. Anche la chiesa di Sant’Apollinare, incendiata, subì in quell’occasione numerosi danni. A questo si aggiunse il fiume Adige che, per mancanza di dighe e per il continuo innalzamento del suo letto, spesso invadeva il pavimento della chiesa. “Durante la stagione delle grandi piogge la casa di Dio si convertiva in una rospaia schifosa, per modo che per mesi interi si dovevano sospendere le sacre funzioni” . Nel 1760 il preposito Bartolomeo Passi intraprese i restauri dell’edificio cercando di rimediare alle infiltrazioni dell’Adige facendo innalzare il pavimento della chiesa di qualche metro, interrando l’antico portale romanico ed aprendone uno più in alto. In quell’occasione fece aprire nuove finestre e trasportare all’interno, collocandolo su uno dei tre altari realizzati ex novo, un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino in braccio che si trovava sulla facciata esterna. Nel corso degli anni si approntarono diversi interventi di miglioramento, manutenzione e restauro sia per quanto riguarda l’interno che l’esterno dell’edificio, nonché del campanile che subì nel tempo ben due innalzamenti. Don Vittorio Speccher, nella sua cronachetta redatta tra il 1901 e il 1940, descrive la chiesa con la pianta che forma “un quadrilatero due volte lungo quanto largo” diviso da un arco trionfale a tutto sesto formante due campate pressoché uguali, la nave e il coro. Gli altari settecenteschi sono in stile barocco, quello di sinistra è dedicato alla Madonna, mentre quello di destra a san Giovanni Nepomuceno. L’altare maggiore, dedicato al patrono, è munito di pala dipinta nel 1517 dal pittore tedesco Altdorfer ed affiancato ai suoi lati dalle statue di san Vigilio e di sant’Apollinare realizzate nel 1711 dallo scultore bresciano Alessandro Calegari. Nel 1859 venne realizzata una bifora romanica sopra l’altare maggiore, disseppellito l’antico portale romanico e rimesso in opera.

Chiesa di S. Apollinare Nuovo #4

Nel Novecento il desiderio e la volontà di svincolare la parrocchia dalla Prepositura si fece più pressante, ma si dovette giungere fino al 1966 per avere il parere positivo dell’arcivescovo e del consiglio di amministrazione della Curia aricivescovile; l’11 gennaio 1967 si ottenne anche il consenso del Capitolo . Il 7 marzo 1967 un decreto arcivescovile sanciva definitivamente che la parrocchia di Sant’Apollinare era ufficialmente separata dalla Prepositura del Capitolo della Cattedrale. Con decreto del Presidente della Repubblica del 7 febbraio 1969, n. 49 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 74 dd. 22 marzo 1969 la separazione viene riconosciuta anche agli effetti civili “con attribuzione alla chiesa parrocchiale omonima di un complesso immobiliare, stralciato dal patrimonio dell’anzidetto canonicato, consistente nell’edificio sacro, nei piazzali annessi, nel cimitero parrocchiale e nella casa canonica con orto attiguo”. La parrocchia di Sant’Apollinare inglobava anche la cura delle anime di Ravina e Romagnano ; le popolazioni delle due località partecipavano alle processioni del Corpus Domini, del Santo Patrono e intervenivano ad altre sacre funzioni presso la chiesa matrice .



[fonte dei testi: Parrocchia di Sant’Apollinare in Trento. Iinventario dell’archivio storico (1577 – 2008), a cura della Cooperativa Koinè, Provincia autonoma di Trento. Soprintendenza per i beni librari e archivistici, 2008]

domenica 18 marzo 2012

Casa Campanini

Casa Campanini fu costruita tra il 1903 ed il 1904 su progetto di Alfredo Campanini allo scopo di renderla la sua abitazione privata. In puro stile liberty la costruzione rappresenta uno dei più begli esempi di espressività decorativa che raggiungono il massimo grado nel portone sul quale spiccano due figure femminili.

Casa Campanini, Via Vincenzo Bellini, Front Door

Affascinante è la ricchezza dei decori ed il fascino degli straordinari balconi realizzati anche grazie all'uso di una nuova tecnica di modellazione del cemento (materia prima per la costruzione dei decori dell'epoca) e alla realizzazione delle parti in ferro battuto da parte della famosa ditta Mazzuccotelli-Emglemann. Su disegno di Campanini sono anche gli arredi di legno della portineria tuttora collocati nel luogo e i mobili della casa.

Casa Campanini   Via Vincenzo Bellini, Detail

[fonte dei testi: http://www.inmilano.com/arte-cultura-milano/casa-campanini-milano]

La Torre Monforte

La torre di via Mascagni a Milano, conosciuta anche come torre Monforte, viene costruita nel 1951-52 in via Mascagni 36, su progetto di Alessandro Pasquali e C. Galimberti. E' alta 78 metri e conta 18 piani fuori terra.

Torre Monforte

sabato 17 marzo 2012

La Casa Albergo a Milano di Luigi Moretti (1947-50)

Forme apparentemente semplici rivelano un contenuto complesso. Questo famoso edificio realizzato dall'architetto romano Luigi Moretti tra il 1947 e il 1950 stupisce per le proporzioni perfettamente studiate. Un edificio di quattordici piani caratterizzato da due fronti scanditi da finestre regolari. Peculiarità della costruzione, i fianchi completamente nudi, segnati da una profonda spaccatura centrale che taglia la superficie liscia. Una vera e propria lezione di minimalismo dai primi anni Cinquanta.

Casa Albergo, via Filippo Corridoni 22 di Luigi Moretti 1947-50

Il prospetto laterale è caratterizzato da un profondo taglio verticale che corrisponde alle finestre dei corridoi comuni, mentre le aperture sulle facciate principali risultano scandite a due a due.

Casa Albergo, via Filippo Corridoni 22 di Luigi Moretti 1947-50 #2

Indirizzo: Via Filippo Corridoni, 22 - Milano

[fonte dei testi: http://atcasa.corriere.it/Speciali/vintage/milano/corridoni.shtml#news]


giovedì 15 marzo 2012

Gli affreschi delle case Cazuffi-Rella

Le Case Cazuffi-Rella sono due residenze attigui del XVI secolo site in Trento, in piazza del Duomo nr. 10. La facciata prospiciente la piazza è adorna di affreschi attribuiti al Fogolino. L'arte di dipingere le facciate degli edifizi è diffusa anche nel Trevigiano e spesso avveniva in concomitanza di eventi importanti. Il carattere dei soggetti conferisce a Trento un carattere laico differenziato rispetto alla religiosità di quelli affrescati nelle valli.

Piazza del Duomo #1 Piazza del Duomo #12

Al terzo piano della seconda casa (fronte Torre Civica) si scorgono 3 gruppi di figure situate tra un medaglione e l'altro: il Trionfo dell'Amore, il Trionfo della Sapienza e il Trionfo dell'Abbondanza. Al secondo piano da sinistra della seconda casa si può ammirare una donna anziana con delle lame di ferro in mano, nel gesto di affilarle, che rappresentano il tempo perché col suo andamento consuma i beni materiali, l'iscrizione dice: "Omnia consumo muto mortale quod [erit] humana impello singula tempus edax". Segue una donna che tiene sospesi per i capelli due bambini e che rappresenta l'esperienza capace di discernere la verità dalla menzogna; l'iscrizione dice: "cuncta dolens ego sum experientia fictum aut mendax quod sit sola probare queo». Segue un giovane che sta salendo su una scala, cd. climax virtus, che rappresenta la via spirituale verso la perfezione. Il personaggio volge lo sguardo indietro verso tre figure che tendono delle funi contro di lui: la lussuria, la miseria e la morte. L'iscrizione sottostante dice: "celsa petere est retineat nisi foemina saeva pauperies premat hine libidina trahat» tradotto "il virtuoso giungerebbe all'apice se non lo impedisse la turpe miseria, la donna e la morte". Non a caso la scala è rivolta verso i Trionfi su detti della Sapienza e dell'Abbondanza. Segue una donna con tunica celeste che tiene il braccio sinistro innalzato verso una testa infantile, o un serafino, che rappresenta l'innocenza e quindi la coscienza; l'iscrizione dice: "quid agis vorvisque animo pravique bonique tibi tunc testem semper adesse puta". Segue una donna che rappresenta la giustizia con la tunica rossa nell'atto di calpestare un uomo dalla testa d'asino che rappresenta l'ignoranza; l'iscrizione dice: "[ecce] nata qui peraget luet me vindice penam bona qui meritum ...tributente". Segue una donna con un camice bianco che tiene in mano un giogo e che rappresenta l'obbedienza; l'iscrizione dice: "assiduo quicumque tenebre pe … una aderit letior ecce dies". Segue una donna con una tunica bianco-rossa che mostra una sorta di coccarda e che rappresenta la temperanza; l'iscrizione dice: "fudit... opes nimis hic nimis inculat ille [me] dium prudens alites utrumque tenet". Al primo piano da sinistra si vede poi un uomo anziano vestito di giallo e rosso con lo sguardo rivolto in alto che cinge con entrambe le mani un bacile che rappresenta la previdenza. Il Gorfer ha erroneamente scritto fortuna confondendolo con la donna nuda; l'iscrizione dice: "divitias tribuoque adimoque hu … deperor hic presto longius in …".

Piazza del Duomo #13

Seguono un gruppo di figure formato da una donna, un uomo e un bambino che si tengono per mano e che rappresentano la famiglia; l'iscrizione dice: "qui mercator eram dives nunc dicor egenus dum nec quod tulit hic prestat et ille negat". C'è poi un altro gruppo di cui uno è posizionato più in alto rispetto agli altri ed è Giove che scaglia i fulmini rispetto a due contadini nell'atto di offrire dei doni alla divinità; l'iscrizione dice: "nubila sictutiunt data dona et fulminis iram iratos flectunt et data dona deos". Segue, fra la terza e la quarta finestra, una donna vestita di bianco e di giallo che tira un fascio di spighe e che rappresenta la prudenza; l'iscrizione dice: "vimerere que fatum ponum prudentia cerne quacunque vales me rucere corne viam". Segue una donna che rappresenta il sospetto dove sta scritto: "cuncta mihi suspecta noto, quacumque dolosam materiam quaero hinc in mea damna saga" tradotto sagace a suo proprio danno che tutto nota e trova male da per tutto. Segue un uomo vestito di rosso che potrebbe rappresentare il potere dove sta scritto: "Iustitiam libertatem altera monstr...placido huic visaque dona deo". Infine c'è una donna nuda che rappresenta la Fortuna che "fa crollare i Regni" e "innalzare gli umili" così come recita l'iscrizione: "Ego sum ex alto que nunc evertere regna soleo ex imo tollere multa gradu".

Piazza del Duomo #8

Al secondo piano della prima casa da sinistra (angolo con via Belenzani) si scorge la figura di Gerione, il mostro mitologico con la testa da donna e il corpo di serpente, uno dei personaggi delle 10 fatiche di Ercole. Viveva nell'isola di Eritea (Marocco?) e possedeva dei magnifici buoi che causavano l'invidia di tutti. Nella mitologia classica Gerione rappresenta la sintesi della forma (ghestalt) nelle proprie emanazioni spirituali, psichiche e fisiche (pneuma, psiche e physis). Nella Divina Commedia, Gerione è collocato accanto agli usurai nel terzo girone del settimo cerchio. Il medaglione sottostante riporta la scritta: "dives indoctus" tradotto "il ricco ignorante". L'emblema ironizza sugli uomini ricchi ma poveri di spirito. Segue il carro della fortuna con Diana che stringe una ruota preceduta da due renne. Nei Tarocchi il carro rappresenta la Vittoria. Da notare i due volti contrapposti della dea, uno in chiaro l'altro in scuro, e la grossa sfera sulla quale è assisa che rappresenta il mondo. Sono tre i medaglioni sottostanti. Il primo dice: "in avaros conditio" tradotto "contro gli avari"; è un'ammonizione contro l'avarizia che rende gli uomini più crudeli. Il secondo dice: "in deo laetandum" tradotto "lodando Dio" che è un invito all'unione mistica dell'anima umana per mezzo dell'amore spirituale. Il terzo dice: "mutuum auxilium" tradotto "aiuto reciproco" che ricorda il vincolo di solidarietà sociale che deve unire gli uomini.

Piazza del Duomo #10 Piazza del Duomo #11

Seguono l'Occasio e la Nemesi. L'iscrizione del medaglione sottostante dice: "aliquid mali propter vicinum malum" tradotto "si può ricevere del male per un cattivo vicino" che è un monito agli uomini nel avere un comportamento prudente coi più forti. A sinistra agita un coltello (a Palazzo Calepini, in via Garibaldi, è ritratto un quadro con un soggetto simile indicante Giunone e le Erinni), mentre a destra maneggia un giogo per cavalli (o forse di un paio di briglie) e sull'altra mano è poggiata una sfera. L'Occasio dovrebbe riferirsi all'opportunismo, mentre la Nemesi – in armonia con l'emblema sottostante – dovrebbe indicare la prudenza. L'iscrizione del medaglione sottostante, infatti, dice: "remedia in arduo mala in prono esse" tradotto "i rimedi nel difficile non sono buoni nel facile" indica la semplicità con la quale gli uomini recano danni al creato e la relativa difficoltà con la quale è possibile riparare il danno.

[fonte dei testi: http://it.wikipedia.org/wiki/Case_Cazuffi-Rella]
 

Le colonne annodate del Duomo di Trento

Una colonna annodata, ofitica, fa bella mostra di se nel protiro meridionale nel transetto del Duomo, la cui strana foggia potrebbe indicare la teologia della trinità (Padre e Figlio legati dallo Spirito) (cfr. Il Pulpito di Gropina. Da notare che alla base della colonnina di destra vi sono due fanciulli, che secondo la leggenda sarebbero i figli dell'architetto Adamo d'Arogno, i figli di Adamo, che continuarono la costruzione dopo la morte del padre. (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_San_Vigilio) 

NdS: In realtà ce ne sono più di una, in particolare una presenta una doppia annodatura, molto particolare.

Duomo di Trento (Cattedrale di San Vigilio) #5Duomo di Trento (Cattedrale di San Vigilio) #3


Castel Pietra, Calliano (TN)

Il Castel Pietra si trova a Calliano. Il maniero è situato alla pendice del dosso del Castel Beseno, ed è costruito su un enorme masso staccatosi dal Cengio Rosso, da cui il suo nome. Sin dal XIII secolo dipese dal Castel Beseno, in mano alla famiglia dei Da Beseno. Si trova in una posizione strategica: infatti ha segnato a lungo il confine tra i territori tirolesi italiani e il Principato vescovile di Trento, e tra questo e la Repubblica di Venezia. Quando i Veneziani tentavano di spingersi a Nord, tra il Quattrocento e il Cinquecento, vennero fermati dal Principato e dagli Austriaci con importanti battaglie campali che si svolsero nei pressi del castello. Le sue sale presentano uno stile gotico. Al suo interno si possono trovare delle importanti testimonianze medioevali: è degna di nota la "Sala del Giudizio", ambiente rigorosamente gotico illuminato da finestre con la particolare forma a guelfo e ornato da affreschi quattrocenteschi. Il castello è stato restaurato grazie al concorso finanziario della Provincia Autonoma di Trento, e oggi è una proprietà privata ed è abitato. [fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Pietra_(Calliano)]

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